Forme degli atomi

_libro secondo/334-478.

Adesso proseguiamo. Ascolta quali
sono i primi principi delle cose
e considera quanto sono vari
335 tra di loro per forma e per figura;
anche se molti hanno una forma simile
non sono mai però del tutto uguali.
E questo non sorprende: dal momento
che, come ti ho insegnato, sono tanti
da non avere fine né totale
340 non è strano che siano differenti
tutti tra loro per forma ed aspetto.
Ecco il genere umano, ecco i banchi
dei pesci muti con le loro squame,
ecco le grasse mandrie,(1) ecco le fiere,
ecco gli uccelli che affollano i luoghi
345 ameni dov'è l'acqua – rive, fonti
e laghi –  o quelli che col loro volo
violano i boschi sacri – d'ogni specie
prendine pure uno a caso: vedrai
che è ben diverso dagli altri. Ed è questa 
350 la ragione per cui le madri e i cuccioli
possono riconoscersi a vicenda.
Lo vediamo: le bestie si conoscono 
tra loro proprio come noi umani.
Spesso davanti agli splendidi templi
degli dei, sugli altari profumati
d’incenso viene ucciso un vitellino:
un caldo fiume di sangue gli scende
355 dal petto. Ma la madre, desolata, 
percorre senza sosta i verdi anfratti
cerca (2) dovunque la bifida impronta
getta lo sguardo inquieto in ogni luogo
se mai vi fosse il cucciolo amatissimo
e si ferma e muggisce tanto forte
da riempire l'intero bosco intorno 
e ritorna alla stalla, e poi ancora, 
360 straziata dall'assenza di suo figlio,
e né i teneri salici né l'erba
vivida di rugiada né il ruscello
che scorre giù, carezzando la riva,
possono darle alcun conforto o toglierle
la sofferenza che le invade l'animo;
365 né può distrarla o alleviare il dolore
la vista di altri vitelli nel campo
rigoglioso: perché quello che cerca
è proprio suo e lo conosce bene.
E ancora: i teneri capretti dalle
voci tremule sanno riconoscere
la testa bicornuta della madre,
e gli agnellini giocosi la pecora
belante; come vuole la natura
370 accorre ognuno alla propria mammella.
Infine prendi qualsiasi frumento:
benché ogni spiga sia simile alle altre
del medesimo genere c'è sempre
però qualche leggera differenza.
E le conchiglie segnano la terra
375 con colori diversi, dove le onde
dolci del mare impregnano la sabbia
dei golfi. Occorre dunque, ancora e ancora,
che i semi primordiali delle cose,
che sono naturali e non creati
da una mano secondo un qualche stampo,
380 uniforme volteggino dissimili
tra di loro. È facile spiegare
in modo razionale perché i fulmini
abbiano un fuoco ben più penetrante
di quello delle fiaccole terrene.
Puoi dire infatti che il fuoco dei fulmini
385 celesti ha semi più sottili e piccoli
ed è per questo in grado di insinuarsi
in ogni spazio vuoto, mentre il nostro
fuoco nato dal legno e dalle fiaccole
non può farlo. La luce può filtrare
oltre una lastra di corno che invece
non consente il passaggio della pioggia. (3)
Questo accade perché la luce ha semi
390 più piccoli di quelli che compongono
il liquido benefico dell'acqua.
E vediamo che il vino scende rapido
attraverso l’imbuto, mentre l’olio 
è più lento ed indugia, certamente
perché è fatto di atomi più grandi
o più uncinati o più avvinti tra loro;
i semi dunque non riescono a sciogliersi
dagli altri ed a passare uno ad uno
per ogni poro. Aggiungi il miele e il latte,
liquidi che accarezzano la lingua
e lasciano una dolce sensazione
400 nella bocca; e invece la centaura
e l’assenzio, la cui natura è amara,
hanno in bocca un sapore disgustoso.
Riconosci da ciò che le sostanze
piacevoli al contatto con i sensi
sono composte da semi rotondi
e leggeri e al contrario quelli amari
405 ed aspri sono fatti da un stretto
intreccio di atomi uncinati, in grado 
di lacerare i nostri sensi e aprirsi
con forza un varco dentro il nostro corpo.
Insomma, tutte le cose che toccano
i sensi e appaiono buone o cattive  
hanno forme diverse e contrastanti.
410 Certo non crederai che il suono stridulo 
della sega, che fa rabbrividire,
sia prodotto da semi lisci come
la musica che i suonatori sanno
con dita esperte trarre dalle corde
415 o che alle nostre narici pervengano
atomi uguali quando si dà fuoco
a un putrido cadavere o a teatro
la scena è stata da poco cosparsa
con croco di Cilicia e lì vicino
un’ara esala incenso di Pancaia. (4)
Nemmeno penserai che quei colori
buoni, che portano diletto agli occhi,
siano fatti di semi uguali a quelli 
420 che ci irritano e ci spingono alle lacrime
o che appaiono brutti, turpi, squallidi.
Ogni figura (5) che accarezza i sensi
non è stata creata senza qualche
levigatezza degli atomi; invece
quelle sgradevoli ed aspre non senza
425 della materia in qualche modo rude.
Vi sono poi dei semi che a rigore
non si possono dire levigati
ma nemmeno uncinati, con le punte
ritorte, ma piuttosto hanno angolini 
leggermente sporgenti, quanto basta
per titillare i sensi senza urtarli;
430 di tal genere i semi della feccia
e del sapore dell’enula. Infine
grazie agli indizi del tatto capiamo
che il fuoco caldo e la gelida brina
pungono i sensi del corpo con atomi
dentati in modo differente. È il tatto
infatti, proprio il tatto, per gli dei!,
435 il senso proprio del corpo,
sia che vi entri qualcosa dall’esterno
o che una cosa nata nel suo interno
lo leda o che al contrario gli dia gioia
fuoriuscendo nell’atto dell’amore
o ancora perché gli atomi, colpiti
da qualcosa si mettono in subbuglio
e cozzano tra loro nello stesso
corpo turbando il senso; ne puoi fare 
440 da te la prova colpendo una parte
qualsiasi del corpo con la mano.
Perciò le forme degli atomi devono
essere molto diverse tra loro
sì da produrre sensazioni varie.
E infine quelle cose che ci appaiono
dure e compatte è necessario che abbiano
445 atomi più uncinati che si tengano
ben stretti tra di loro, quasi come
una trama ben fitta di radici.
Primi di questo genere le pietre
di diamante che sfidano ogni colpo
e le possenti rocce e il ferro duro
450 ed il bronzo che stride resistendo
alle sbarre. (6) Quei corpi invece che hanno
liquida consistenza devono essere
composti per lo più di atomi lisci
e rotondi: se prendi una manciata
di semi di papavero la mandi
giù come fosse acqua, poiché gli atomi
455 non si trattengono tra loro e scendono
tutti d’un colpo alla minima scossa.
Quanto alle cose che vedi svanire
in un attimo, come fumo, nuvole
e fuoco, se non sono fatte d’atomi
rotondi e lisci, occorre almeno li abbiano
tali che non s'intreccino e impediscano 
a vicenda, così da poter pungere
460 il nostro corpo e penetrare i sassi
senza però aderire tra di loro;
tutto ciò che ci appare rarefatto
e in grado tuttavia di urtare i sensi (7)
è fatto, si comprende facilmente,
da semi aguzzi ma non intricati.
Non ti sorprenda poi che alcune cose
siano al tempo stesso amare e liquide,
465 come l’acqua del mare. (8) Essendo liquida
è fatta di atomi lisci e rotondi
ma misti ad essi ha anche atomi ruvidi (9)
che causano dolore; sono ruvidi
pur avendo una forma tondeggiante
470 così da poter scorrere e ad un tempo
ferire i sensi. E perché tu comprenda
meglio che in essa sono mescolati
atomi lisci ma ruvidi, donde
viene l’amaro corpo di Nettuno,
c’è un modo per dividerli e osservare
come la parte dolce, se filtrata
attraverso il terreno più e più volte
475 fluisce in una fossa e si fa limpida,
poiché i semi da cui viene il sapore
salmastro, essendo ruvidi, rimangono
in superficie impigliati alla terra.

(1) Qui leggo armenta e non, con Deufert, arbusta.
(2) Leggo quaerit e non noscit.
(3) Il corno era utilizzato per le lanterne. L'immagine dunque è quella di una lanterna illuminata portata sotto la pioggia.
(4) 
La Cilicia era una regione dell’antica Anatolia, attuale Turchia, a nord dell’isola di Cipro. La Pancaia è un’isola non identificata, probabilmente leggendaria (anche se questo passo, con l’indicazione di un preciso prodotto che proviene da essa, lascia presupporre il contrario).
(5) 
Leggo qui figura e non videtur, seguendo una congettura di W. Schneidewin.
(6) 
Non è facile capire esattamente a cosa si riferisca. Giussani: “Il verso parla molto chiaro all'orecchio; ma la forma della chiusura, o apertura, resta per noi indecisa. Si potrebbe pensare anche a quelle guide di ferro, ad arco, infisse nel suolo, sulle quali talora scorrono, nell’aprirsi o chiudersi, le imposte di porte o cancelli” (p. 209).
(7) 
Qui seguo Deufert: laedens, sed rarum. I manoscritti hanno: sensibu’ sedatum (sensibu’ esse datum in alcuni codici più recenti).
(8) Seguo al v. 465 la lezione di Munro: sudor uti maris est, minime mirabile habeto. Deufert ha, seguendo i codici: minime mirabile debet; e dopo il verso suppone una lacuna.
(9) Anche al verso 467 seguo Munro:  et squalida multa creant. I codici ripetono e leuibus atque rutundi dal verso precedente.