La Madre Terra

_libro secondo/582-661

Al riguardo conviene anche fissare
nella mente e affidare alla memoria
questo: tra tutto ciò di cui vediamo
apertamente la natura nulla
è formato da semi d’un sol genere,
585 nulla senza una qualche commistione
di semi appartenenti a vari generi.
E quelle cose che hanno maggior forza
e potere d’agire con ciò mostrano
d’avere in sé più semi di molteplici
generi e dalle forme più diverse.
Per cominciare la terra, che ha in sé
590 gli atomi da cui vengono le fonti
che rinnovano ognora il mare immenso
col loro scorrere freddo e sinuoso
ma pure quelli da cui nasce il fuoco;
in molti luoghi infatti arde il suolo
per un calore sotterraneo; il fuoco
erutta poi nell’impeto dell’Etna.
Ha poi ancora gli atomi che possono
595 far nascere per gli uomini le messi
rigogliose e gli alberi fecondi, 
ed altri per offrire agli animali
che vagano sui monti corsi d’acqua
e fogliame e pascoli abbondanti.
Per questo grande madre degli dei
è stata detta, e madre delle fiere
e madre ancora di tutti noi uomini.
600 Di lei cantarono i poeti antichi
della Grecia, ricolmi di sapienza, (1)
***
che dal suo trono su un carro incitasse
due leoni che vi erano aggiogati
e ciò per insegnare che la grande
terra è sospesa nello spazio aereo.
Le fiere le aggiogarono al suo carro
perché la prole, per quanto selvatica,
605 deve addolcirsi, cedendo alle cure
dei genitori, e la testa le cinsero
d’una corona turrita per dire
che sulle alture, dove è più protetta,
difende le città. Con queste insegne
ancora oggi l’icona della Madre
divina è trasportata in ogni terra
ovunque suscitando un sacro orrore.
610 Madre Idea è il nome con cui molte
genti la invocano, seguendo il culto
antico e dandole una scorta frigia (2)
perché, sostengono, da quella terra
le messi cominciarono a diffondersi
in tutto il mondo. Al suo seguito mettono
i Galli (3) a dire che a coloro che hanno 
offeso la divina autorità 
615 della Madre e si sono dimostrati
ingrati verso i loro genitori
va negata la dignità di dare
viva progenie al mondo della luce.
Tesi intorno rimbombano i tamburi
percossi dalle mani, e i cavi cimbali, (4)
rauchi suonano i corni, e minacciosi,  
620 e con musica frigia i flauti eccitano
le menti. E mostrano le armi, segno
d'una pazzia violenta, ad atterrire 
gli animi ingrati, i cuori scellerati
del volgo col terrore che promana
dalla sacra presenza della dea.
Arriva, ecco, in una città grande
625 ed in silenzio offre muti doni
di salvezza ai mortali. (5) Con monete
di bronzo e argento preparano un letto
in ogni strada per il suo passaggio,
le fanno ricche offerte e sulla Madre
e sul corteo che l’accompagna cade
a far ombra una fitta nevicata
di petali di rosa. Nella folla
frigia si gettano a volte degli uomini
630 armati, detti Cureti dai Greci,
e giostrano esaltati dalla musica,
lieti del sangue – oscillano le teste
con criniere terribili. Ricordano
i Cureti Dittei (6) che un tempo a Creta,
raccontano, nascosero il vagito
di Giove, agili danzando in cerchio
come bambini intorno ad un bambino,
sbattendo le armi, bronzo contro bronzo,
a ritmo, affinché non lo scoprisse
Saturno, e lo sbranasse, dando al cuore
della Madre un dolore senza fine.
640 Ed è forse per questo che accompagnano
la Grande Madre armati, o per intendere
che li esorta a difendere la terra
dei padri con le armi e col valore,
baluardo e gloria dei loro antenati.
Per quanto tutto ciò sia ben pensato
anzi disposto in un modo eccellente,
645 è tuttavia ben lontano dal vero.
A ogni natura divina appartiene
una pace completa ed immortale
ben lontana da noi e i nostri affanni.
Senza nessun dolore né pericolo,
650 da sola ottiene quel che vuole, senza
alcun bisogno di noi; non la spingono
alla benevolenza i nostri meriti
né viene mai sfiorata dalla rabbia.
E del resto la terra non ha sensi
né mai n’ebbe; e poiché in sé porta semi
molteplici da lei prendono forma
e giungono alla luce molte cose
655 dalle forme diverse. E se a qualcuno
piace chiamare Cerere o Nettuno
le messi e il mare o indicare il vino
abusando del nome del dio Bacco 
gli si conceda pure di chiamare
la Terra Madre degli dei, purché
660 abbia cura di non contaminarsi
con la sporcizia della religione.

(1) Dopo il verso 600 è presente nel codice Q un intervallo di due versi, per cui Deufert, come altri, segnala una lacuna, mentre molte edizioni recenti non segnalano alcuna lacuna. In questo caso seguo Deufert, anche per la difficoltà di sedibus con cui comincia il verso 601.
(2) I Coribanti, sacerdoti di Cibele.
(3) I Galli erano quei Coribanti che si eviravano in onore di Cibele.
(4) 
 “Va osservato che i traduttori italiani rendono cymbala con ‘cembali’, che indica il ‘clavicembalo’, il noto strumento a tastiera utilizzato dal Rinascimento alle soglie del Classicismo viennese: qui si tratta di ‘cimbali’, strumenti a percussione probabilmente assimilabili ai ‘piatti’ da orchestra o da banda, ma di dimensioni minori” (Guido Milanese).
(5) 
munificat tacita mortalis muta salute anche. Questa salus può essere, come interpretano molti traduttori, una guarigione, ciò che i cristiani chiamano grazia; ma può essere anche una conversione interiore. O ancora una conversione interiore innescata da una guarigione. Ho mantenuto dunque il senso stretto di salvezza. Quel muta dà con grande efficacia il senso del rapporto individuale con la dea, pur nel mezzo di una folla.
(6) 
Secondo il mito Rea, dopo aver partorito Zeus, fuggì a Creta per impedire che Krónos lo mangiasse, come aveva fatto con gli altri figli, poiché l’oracolo gli aveva predetto che sarebbe stato spodestato da suo figlio. I Cureti, un popolo che era approdato sull’isola di Creta dopo essere stato scacciato dall’isola di Eubea, difesero Zeus nel modo descritto da questo passo, ossia coprendo il suo vagito con il rumore delle armi e il frastuono della danza. Qui c’è una sovrapposizione tra i Cureti legati a Rea e i Coribanti legati a Cibele.