La pluralità dei mondi
_libro secondo/1024-1076
Volgi l’animo adesso a questa nostra
vera dottrina. Giungerà al tuo orecchio
1025 una cosa inaudita e ti aprirà
una nuova visione del reale.
Nessuna cosa però è tanto semplice
da non sembrare, quando si presenta
la prima volta, ancora più difficile
da credere, e al tempo stesso nulla
è così grande, così sorprendente
che gradualmente non smettano tutti
1030 di stupirsene. In primo luogo il chiaro,
puro colore del cielo ed i corpi
che racchiude, le stelle sparse ovunque,
lo splendore del sole e della luna:
se tutte queste cose si mostrassero
all’improvviso, per la prima volta,
alla visione dei mortali, cosa
1035 potrebbe dirsi più meraviglioso
o più arduo da credere per tutti
prima del suo accadere? Niente, credo.
Quanto meravigliosa quella vista
sarebbe stata! Ma nessuno adesso,
ormai stanco e sazio di vedere,
si degna di levare gli occhi al cielo
per contemplarne i luminosi spazi!
1040 Smetti di ricacciare una dottrina
dal tuo animo solo perché è nuova
e questo ti spaventa, ma piuttosto
soppesala per bene con giudizio
e se ti sembra vera, cedi ad essa,
e combattila se ti appare falsa.
Il nostro animo chiede ragione
– poiché l’intera somma dello spazio
1045 è infinita al di fuori delle mura
del nostro mondo – di quello che è oltre,
fin dove vuole spingersi la mente
e in libertà può l’animo lanciarsi.
Prima di tutto per noi da ogni parte
e lato, sopra e sotto, per il tutto
1050 non c’è confine alcuno, come ho detto, (1)
ed il reale stesso lo proclama
e splende la natura dell’abisso.
Non si può ritenere in alcun modo
plausibile che mentre da ogni parte
lo spazio vuoto si stende infinito
e i semi innumerevoli, un insieme
sconfinato, sospinti da un eterno
1055 movimento volteggiano nei modi
più diversi, ad essere creati
siano stati soltanto questa terra
e questo cielo e nulla faccia tutta
quella materia che si trova fuori
da essi; soprattutto perché opera
della natura è tutto quanto e i semi
delle cose incontrandosi per caso
con un moto spontaneo, dopo essersi
1060 serrati in molti modi, ma alla cieca,
senza alcun esito, alla fine s’unirono
sì da formare a un tratto gli elementi
che sarebbero stati poi per sempre
base per ogni cosa grande: il cielo,
la terra ed ogni specie di viventi.
È necessario perciò sempre più
1065 ammettere che in altri luoghi esistano
raggruppamenti di materia simili
al nostro mondo che l’etere chiude
in un avido amplesso. Quando poi
molta materia è pronta e il luogo è adatto,
e non contrasta qualche forza o ostacolo
devono certo le cose formarsi
1070 e compiersi. Ora, se la quantità
dei semi è tanta, che non basterebbe
a numerarla l’esistenza intera
di tutti quanti i viventi, e persiste
la medesima forza, la natura
capace di legare in ogni punto
i semi nello stesso modo in cui
sono stati legati in questo mondo,
è necessario ammettere che esistano
1075 altrove mondi come il nostro e genti
diverse e specie varie d’animali.
(1) Nel libro I, vv. 958 segg.